Di MATI ORTIZ
Noi traduttori siamo specialisti nel vivere in prima persona la sindrome del burnout (conosciuta anche come logoramento psicologico o stanchezza cronica).
Ci stressiamo quando non abbiamo lavoro, perché non sappiamo come arrivare a fine mese, risparmiare per affrontare i mesi duri o pagare le “vacanze”.
Ci disperiamo.
Per evitare tutto ciò, quando il lavoro arriva ci sovraccarichiamo e finiamo per vivere tra progetti che si accavallano uno con l’altro, deadlines urgenti e tariffe basse.
Sempre con la possibilità che ci tocchi un rush con consegna alle 7 del mattino, tenendoci svegli quasi tutta la notte.
Torniamo a disperarci.
E questa disperazione diventa la nostra realtà quotidiana. Si solidifica.
Silenziosamente, giorno dopo giorno, piano piano, ci corrode e ci consuma.
Risucchia la nostra energia, il combustible che il nostro corpo utilizza per creare, immaginare e disegnare la nostra vita.
Restiamo, letteralmente, bruciati.
Cos’è la sindrome del burnout?
Si tratta di un un disturbo emotivo che fu studiato a lungo e definito per la prima volta nel 1970 dallo psicologo Herbert Freudenberger.
Lo stress è un picco di pressione mentale ed emotiva di fronte ad una determinata situazione che non possiamo evitare (fa parte della vita).
Ma se questo tipo di situazioni si ripete più volte in ambito lavorativo, lo stress diventa cronico.
A lungo andare, sviluppiamo strategie per sopportare queste pressioni. Lo facciamo una, due, tre, 50 volte se necessario.
Tuttavia, essere soggetti a costanti urgenze, attenzione al dettaglio, concentrazione e oltretutto mancato riconoscimento, crea il cocktail perfetto che ci porta a perdere la capacità di gestire queste situazioni.
Noi cambiamo ma ciò che ci circonda non cambia. Sarà sempre lì. Dovremmo sempre stressarci per rispettare le deadline, altrimenti l’agenzia non ci darà altro lavoro.
E se perdiamo un cliente, entriamo in ulteriore stress per aver perso un lavoro, per dover inviare CV ovunque, fare test a oltranza...ecc. E il circolo vizioso continua.
Arriva il giorno in cui ci stanchiamo e ci arrendiamo. Ed è li che arrivano l’apatia, la demotivazione, la depressione, la mancanza di pazienza e comprensione. Ed è normale essere esausti.
Ci siamo abbattuti. Ci hanno abbattuto.
Avvertenza
Qualsiasi somiglianza con la tua realtà non è pura coincidenza.
Se ti sei ritrovato in almeno due fattori che descrivo qui sopra, avrai già capito che ti trovi nel circolo della síndrome del burnout.
Che tu te ne renda conto è già un passo importantissimo.
Ma automaticamente ti mette in una situazione di consapevolezza, e questo richiede azione.
E se c’è qualcosa di peggio che ritrovarsi in un circolo vizioso, è sapere di continuare a girarci intorno senza avere li strumenti necessari, o il coraggio per uscirne.
Sintomi del logoramento psicologico
Questi sintomi possono cambiare, sparire per un po’, lasciar spazio ad altri e apparire di nuovo.
Insomma, vanno e vengono, ma non spariscono.
I principali sintomi sono:
Stanchezza estrema:
Stanchezza generale, tanto fisica quanto mentale (a me capitava di respirare a fondo pensando: “sono stanco!”).
Bisogna fare attenzione ai propri pensieri
Riduzione dell’impegno lavorativo
Di fronte a tanto stress e demotivazione, scegliamo di non dedicare più di tanto alle attività assegnate, e non vediamo l’ora di terminare il tutto. Una buona domanda da porsi è: faremmo questo lavoro anche gratuitamente?
Ostilità
Il burnout provoca fotri cambi di stato d’animo, irascibilità e nervosismo, tanto verso i propri colleghi quanto la famiglia e gli amici.
Demotivazione e bassa autostima
Ci siamo fatti in quattro per rispettare una scadenza urgente. Sicuramente abbiamo sacrificato cose importanti, e nessuno lo riconosce. E il peggio è che domani succederà di nuovo.
Bassa aspettativa sul lavoro.
Di fronte alla possibilità di portarci avanti con il lavoro iniziamo a demotivarci. Questo provoca una valutazione negativa del futuro e una critica o denigrazione del nuostro ruolo professionale. Diciamo cose come: “sono i rischi del mestiere”, “così vanno le cose” o “non ho scelta”.
Problemi di concentrazione
È impossibile mantenere lo stesso ritmo tutti i giorni, poiché le giornate possono cambiare sia a livello fisiologico che emotivo. Ci sono giornate migliori o peggiori.
Ma in ambito lavorativo non possiamo fallire. Lo stress ripetitivo fa in modo che il nostro livello di attenzione si abbassi, e aumenti il rischio di commettere errori.
Ansia e depressione
Vediamo come un pericolo il non poter realizzare la nostra attività in un determinato modo o non rispettare la scadenza prevista. Questa minaccia ci rende sempre più tristi, poiché non vediamo una via d’uscita.
Negazione dei sintomi esistenti
Siamo abituati a sottostimare tutti questi sintomi e ci diciamo che essere traduttori è anche questo.
Tutto si accumula con il tempo fino a che collassiamo, entriamo in crisi e iniziano a manifestarsi i problemi di salute.
Esiste un trattamento per la sindrome del burnout?
Un trattamento specifico forse no, ma è possibile agire e mettere in pratica tecniche efficaci per combattere questi sintomi.
Secondo gli esperti, queste tecniche sono:
Rilassamento
Praticare meditazione, yoga, respirazione cosciente, prendersi delle pause, ascoltare musica (a me serve molto ascoltare e ripetere dei mantra).
Fare sport
Prendere l’abitudine di realizzare un’attività fisica costringe il nostro cervello a pensare a qualcos’altro. L’ideale sarebbe un’attività che richieda la tua attenzione per non farti pensare al lavoro mentre la realizzi. Ad esempio, quando faccio trekking non riesco a smettere di pensare. Personalmente, questa attività non mi aiuta a rilassare e disconnettere del tutto.
Parlarne
Puoi spiegare come ti senti a un amico o familiare. Ma se non vuoi far preoccupare nessuno e preferisci un’opinione più oggettiva, un coach o terapeuta potrebbero essere l’opzione migliore.
Dividi e trionferai
Avere un obiettivo a lungo termine può spaventare. Ti aiuterà dividerlo in obiettivi più piccoli che siano specifici, misurabili e raggiungibili e che dipendano solo da te.
Non è lo stesso dire “inizio ad andare in palestra” piuttosto che “inizierò ad andare in palestra tutti i martedì e giovedì dalle 10 alle 11”.
Sei ciò che mangi
Sicuramente avrai già detto questa frase: “mangio una cosa veloce e continuo a lavorare”. Il cibo è ciò che dà energia al tuo cervello e per questo dev’essere naturale, leggero e salutare.
Un obiettivo in questo senso potrebbe essere mangiare almeno un frutto al giorno.
Avere pazienza e conoscere se stessi
Capire il tuo stato d’animo quando ti svegli al mattino, come ti senti e se sia davvero il giorno giusto per mettersi pressione è un buon modo per abbassare il livello d’ansia. Molta volte la pressione arriva proprio da noi stessi, come l’alzare il livello di esigenza sul lavoro.
E poi che succede?
Oltre a tutto ciò che facciamo, i fattori stressanti (tanto interni como esterni) non spariranno mai; saranno sempre lì a dirci: Ciao! Siamo venuti a disturbarti.
Abbiamo già provato tutto ciò che avevamo a nostra disposizione, e continuiamo a sentirci stressati? La situazione non cambierà, e a volte siamo noi stessi a non volerlo fare.
A me è successo in ufficio. Ho capito che per crescere avrei dovuto abituarmi allo stress, ad avere una corazza, a rinunciare ad essere me stesso per diventare una persona che non volevo essere. Tutto per essere “professionale”, per avere uno stipendio sicuro e riuscire ad avanzare. Se arriviamo a questo punto, la soluzione è una sola.
Cambiare lavoro.
Però, se stiamo traducendo è perché ci appassiona, perché abbiamo studiato tanto per poterlo fare, perché è professione che abbiamo scelto.
“Allora Mati… non esiste via d’uscita?”
C’è sempre una via d’uscita.
La vera soluzione alla sindrome del burnout
L’uscita corrisponde al cambio del nostro mindset.
Dobbiamo iniziare a pensare fuori dagli schemi. Acquisire strumenti per poterci muovere con libertà senza dipendere da clienti tossici.
Abbiamo un grande vantaggio: facciamo ciò che amiamo. E lavorare con passione è tutto.
Ora dobbiamo sviluppare le nostre strategie per lottare attivamente contro il burnout.
Perché in fin dei conti…
Non si tratta di cambiare un’agenzia per un’altra, ma di sentire che lavoriamo con un proposito più grande di noi, e per clienti che condividono la nostra visione.
Non si tratta di lavorare meno, ma di farlo in maniera intelligente per generare processi che ci lascino maggiore libertà ed equilibrio.
Non si tratta di aspettare che la soluzione arrivi dal cielo, ma di disegnare e costruire, con lavoro e passione, la vita che vogliamo.
Oggi sono qui, a scriverti per aiutarti e motivarti.
E se io ce l’ho fatta...ci riuscirai anche tu.
Testo tradotto e pubblicato sotto licenza di Letras Nómadas (@letras.nomadas). Tutti i diritti sono riservati.
Testo originale: https://www.letrasnomadas.com/sindrome-del-burnout-o-sindrome-del-quemado/
Immagine d'entrata:@krisroller
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