Di SUZANA VIDIGAL
Una volta arrivati nel giusto cammino, dovrete solo continuare a camminare
Quando arrivò l’ispirazione per camminare gli 800 km fino a Santiago di Compostela, in Spagna, attraverso la rotta tradizionale del Cammino Francese, apparvero senza sosta persone parlando di qualcuno che ci era già andato. Mi misi alla ricerca di pellegrini per sapere se avevo la speranza di “sopravvivere” a quell’avventura, se qualcuno in simili condizioni fisiche avesse già fatto il Cammino, e se non stessi definitivamente impazzendo.
Tre anni dopo, entrai nella basilica di Santiago per assistere alla messa dei pellegrini, che riempie il cuore dei girovaghi di tutto il mondo, trasformandosi in quella voce che stavo cercando quando decisi di camminare. Per chi dubitasse ancora se camminare sia un modo efficiente, delizioso e intimo di trovare la propria forza interiore nel mezzo del rumore quotidiano, la confusione degli obblighi e le sfide della vita...gambe in spalla! Se posso essere d’ispirazione per qualcuno, come io stessa sono stata ispirata dalle tante storie raccolte nella mia ricerca, vorrà dire che anche questo farà parte della mia esperienza.
Decisi di fare il Cammino con nove mesi di anticipo. I nove mesi non sono stati una coincidenza, ma un segnale, che io avrei percepito solo più tardi. Era lo stesso tempo di una gestazione, tempo necessario per prendermi cura di me, analizzare le mie emozioni, preparare il mio zaino, raccogliere il mio coraggio e avere la certezza che anche questo “figlio” avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Forza interiore, di nuovo, che mi sconvolgeva poco a poco e mi spingeva ad andare avanti.
E fu così che ascoltai il mio cuore. Arrivai a 790 km in 31 giorni. Furono giorni di vulnerabilità, di decisioni, di percezione del mio corpo che chiedeva una pausa, di tanta umiltà per fermarsi e riposare. Non è tutto rose e fiori, esattamente come la vita. E infatti, mi dissero che il Cammino era proprio come la vita: c'è freddo e calore; allegria e tristezza; coraggio e paura; pioggia e sole. È lo stesso. Uno zaino che carica solo le cose essenziali, una forza interiore che chiude le porte del passato, abbandona ciò che ci fa del male, carica solo quello che per noi ha un senso.
Trascorsi tre anni, ho festeggiato di nuovo e silenziosamente, al suono dei miei passi che tanto riempiono di musica quel mio camminare, il terzo anniversario di quella terza e insolita gestazione. E sono addirittura riuscita ad avere un regalo, il cinema, che mi fa sempre tanto bene! A quanto pare era arrivato il momento di parlarne di nuovo, di ricordare e condividere, di emozionarsi con ogni ricordo impresso nella mia memoria. Camino Skies* mostra il pellegrinaggio di sei persone dall’Australia e Nuova Zelanda fino a Santiago. Un documentario semplice, nella forma e nei contenuti, con una bella fotografia che mostra un po’ di ciò che è la natura di Navarra, Castilla e León, Galizia. Perché è necessaria questa finezza per mostrare l’essenza del Cammino. L’essenza e la forza interiore che nascono insieme a questa decisione. Le persone non sanno da dove vengono, né dove andranno, sanno solo che l’importante è camminare, che una forza interna muoverà il loro corpo, mente e anima, facendole evolvere.
Suzana Vidigal è traduttrice, giornalista e cinefila. Le piace pensare che ogni film si abbini ad uno stato d’animo, ma le piace ancora di più condividere le esperienze che ogni film risveglia in lei. Nel 2009 creò il blog Cine Garimpo (www.cinegarimpo.com.br e @cinegarimpo) dove apporta suggerimenti di film da assaporare e su cui riflettere.
* Nome originale. Il documentario viene citato nella versione portoghese Caminho da superação, ma non ho trovato nessuna corrispondenza in italiano.
Testo tradotto e pubblicato sotto licenza della rivista brasiliana Vida Simples (@vidasimples). Tutti i diritti sono riservati.
Testo originale: https://vidasimples.co/colunistas/caminho-da-superacao/
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